AUDITORIUM DI ROMA
arch. Renzo Piano
Concepito in funzione del fare e dell'ascoltare musica, è costituito da tre sale concerti strutturalmente separate per favorire l'isolamento acustico, rivestite in piombo con struttura in legno lamellare
Ho visitato l'Auditorium di Roma nell'aprile del 2003; insieme all'Ordine degli Architetti di Firenze ci siamo recati a Roma dove abbiamo ascoltato un concerto di musica classica nella sala principale del nuovo Auditorium (quella da 2700 posti, dedicata a S. Cecilia che ricorda vagamente la Filarmonica di Berlino di Sharoun, che avevo visto nel 1992 in occasione di un concerto di Abbado) e poi abbiamo visitato l'intero complesso prima di dirigerci verso le vie del centro di Roma.
AUDITORIUM DI ROMA arch. Renzo Piano
Copyright 2024 - Arch. Sonia Piazzini
Fig. 1 - Una delle tre sale concerti, disposte a semicerchio intorno a una piazza pubblica aperta, per incontri e concerti informali, realizzata come una sorta di grande cavea ad anfiteatro, memoria dei teatri romani
Costruito tra il 1997 e il 2002 a seguito del concorso bandito nel 1992 vinto dal Renzo Piano Building Workshop, l'Auditorium di Roma ha rappresentato una grossa scommessa per l'architettura italiana di fine millennio. Tra le polemiche del concorso, le perplessità del Consilglio Superiore dei Lavori Pubblici per l'uso della tecnologia del legno lamellare, peraltro utilizzata normalmente negli altri paesi (e poi che senso ha affidare una grande opera ad un grande architetto senza lasciarli fare il suo lavoro e le sue scelte "innovative"?), l'alt della Soprintendenza per il ritrovamento di un ennesimo reperto (i resti di una villa romana del IV sec. d.C.) che doveva essere opportunamente valorizzato, una gara affidata a un'impresa esecutrice con ribassi ai limiti della decenza e con tutti i problemi correlati nell'esecuzione dell'opera, insomma finalmente possiamo dire che anche il nostro paese ha avuto la sua bella, importante opera di architettura firmata da uno dei più grandi architetti contemporanei al mondo.
L'Auditorium di Roma, con le sue tre sale concerti da 700, 1200 e 2700 posti, le coperture in piombo, l'uso del mattone faccia vista, la grande cavea ad anfiteatro esterna che costituisce una sorta di piazza pubblica per incontri e concerti informali, può piacere o non piacere, una cosa però è certa: il nostro Renzo Piano è sicuramente un progettista capace di pensare ad un'architettura di volta in volta diversa, capace cioè di confrontarsi con la tradizione e dare sempre risposte diverse a seconda del luogo e del contesto in cui si colloca la sua opera.
Le opere dei grandi architetti sono spesso "griffate", ovvero è immediatamente riconoscibile "la mano", "il segno" di quell'architetto piuttosto che dell'altro, per l'uso dei materiali, della tecnologia, delle scelte architettoniche. Come non riconoscere un'opera di Foster da quella di un Isozaki? Invece Renzo Piano ogni volta è in grado di confrontarsi con la tradizione e, attraverso la sperimentazione, riesce a dar vita ad architetture diverse, a seconda del contesto in cui si inserisce la sua opera e il suo lavoro: forme ancestrali rivisitate in chiave contemporanea se lavora in Nuova Caledonia (il bellissimo Jean-Marie Tjibaou Cultural Center Nouméa), concezione funzionale e contemporanea per la ricostruzione della Potsdamer Platze a Berlino con edifici in vetro ad alta tecnologia, mattone faccia vista e piombo se lavora a Roma.
Certo ho trovato alcune scelte dell'Auditorium un pò ridondanti e poco piacevoli: le copertine in travertino o i finti architravi, forse dovuti ad un'eccessiva interpretazione dello storicismo romano, l'uso massiccio del mattone faccia vista (che non è tra i miei materiali preferiti perchè troppo abusato nelle lottizzazioni e negli interventi di edilizia residenziale economica), complessivamente però l'Auditorium è sicuramente un progetto riuscito.
Concepito in funzione del fare e dell'ascoltare musica, è costituito da tre sale concerti (rispettivamente da 700, 1200 e 2700 posti), strutturalmente separate per favorire l'isolamento acustico, rivestite in piombo con struttura in legno lamellare. Le tre sale sono disposte a "semicerchio" (o quasi) intorno a una piazza pubblica aperta, per incontri e concerti informali, realizzata come una sorta di grande cavea ad anfiteatro. Gli altri spazi coperti, disposti intorno all'anfiteatro centrale, comprendono un museo di strumenti musicali (come alla Citè de la Musique nel Parc de la Villette di Parigi, opera dell'arch. Cristian de Portzamparc), gli uffici, una biblioteca e negozi specializzati. Bellissimi gli interni delle sale con rivestimenti in ciliegio, materiale che garantisce un'ottima risonanza acustica.
Non ultimo è necessaria una riflessione: una così grande opera di architettura, una vera e propria "città della musica" con i suoi spazi interni ed esterni, la piazza ad anfiteatro, i negozi, il museo e la biblioteca, ubicata in un contesto perfiferico di una grande città come Roma, è capace di dar vita ad un intero quartiere di periferia, ponendosi come un grande intervento di riqualificazione urbana e sociale.